Armani J. Milano – Montepaschi Siena 72-76

Siena vince la 29esima partita, ma Milano dimostra carattere in vista dei play off.

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Armani Jeans Milano vs Benetton Treviso 83-68

Milano, 19/04/2009


Al Forum di Assago davanti a 5.200 tifosi l’Armani Jeans Milano continua la serie di vittorie (otto consecutive) battendo una Benetton Treviso decisamente in giornata no.
La squadra di casa è davanti dall’inizio, ma il primo quarto (22-17)  è molto combattuto. Solo grazie ad una grande difesa e alle triple di Mike Hall (migliore in campo) l’Olimpia riesce a trovare la via del successo arrivando anche a +17 all’inizio della terza frazione di gioco.
Bulleri, l’ex di turno diversamente da come aveva dichiarato alla vigilia sente la pressione ed è sostituito dopo pochi minuti dal coach Mahmuti. Tornerà in campo dopo l’intervallo, ma la sua prestazione è decisamente da dimenticare.
Invece, nel secondo quarto c’è spazio anche per Hawkings che si distingue per delle ottime giocare e Wood che sembra l’unico della Benetton intenzionato a non mollare. Vitali segna un paio di canestri da distanza ravvicinata, ma non è una delle sue giornate migliori.
All’intervallo l’Armani è già avanti di 10, 48-36
Proprio Hawkins con un ottima prestazione nel terzo quarto consegna definitivamente la vittoria all’Olimpia, che ieri ha ritrovato anche Saw dopo un paio di mesi contrassegnati da prestazioni non degne di nota. Bisogna segnalare un ottimo gioco di squadra della formazione milanese e il contributo alla vittoria di Katelynas e Rocca.
Il migliore in capo per la Benetton è Wallace che – soprattutto nel finale – segna i canestri che permetto alla sua squadra di non sprofondare del tutto.
La partita si chiude con un 83 a 68 e una grande festa per i giocatori dell’Armani e gli spettatori del Forum. L’Olimpia si ritrova seconda in classifica; uno scenario completamente diverso rispetto a quello di due mesi fa.  I problemi di gioco e caratteriali sembra risolti, speriamo che questa condizione di forma duri a lungo.
L.G. 
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Lawrence Lessig in Italia per Meet the Media Guru

Un grande successo di pubblico ha accolto il 27 di marzo Lawrence Lessig all’incontro milanese organizzato da Meet the Media Guru (www.meetthemediaguru.org) alla Mediateca di Santa Teresa. L’evento era previsto all’interno di un ciclo di incontri organizzato per dare spazio al dibattito sul tema della libertà della Rete. Un tema attuale visto che il nostro paese è al centro di una serie di proposte orientate a riformare le regole di Internet ponendo delle limitazioni.
Lessig è economista e professore di legge ad Harvard e Stanford, scrittore, fondatore del sistema di copyright Creative Commons, nonché consigliere della campagna elettorale di Obama sul Web.
Con un argomentare molto accademico e preciso, a tratti talmente distante da sembrare freddo, Lessig ha analizzato il concetto di fiducia e dipendenza alla base delle relazioni sociali.
Come punto di partenza per il suo discorso ha utilizzato l’analisi della situazione negli USA dove il binomio politica-denaro ha minato l’autonomia della politica, favorendo la corruzione e creando nei cittadini un meccanismo di sfiducia.
L’economista ha esposto le proprie argomentazioni e ha affermato che la Rete è “un’opportunità straordinaria per affrontare la crisi, innestare un processo di rinnovamento del sistema politico e ripristinare la partecipazione attiva dei cittadini e la conseguente credibilità delle istituzioni e della classe politica”.
Un accesso libero e partecipato al Web e la fiducia nelle possibilità di apportare veramente dei cambiamenti tramite Internet sono secondo Lessig gli strumenti su cui puntare per apportare una miglioramento alla nostra società.
La critica che si può muovere alle sue teorie è il fatto che il professore di Hardvard e Standford non si rende conto della diversità di scenario tecnologico dell’Europa (e dell’Italia in particolare) rispetto agli Stati Uniti. Proprio a proposito di una arretratezza del nostro paese in tema di partecipazione e innovazione tecnologica rispetto agli Stati Uniti, Lessig in Mediateca ha affermato: “Voi avete in Europa un movimento hacker molto politicizzato che blocca le direttive Ue per esempio sui brevetti software, o sull’estensione del copyright fonografico … ci sono movimenti che raccolgono firme su Facebook per salvare Internet dalla censura, intellettuali che si battono per regole condivise. E grazie a Internet, si può creare un network globale di solidarietà attorno a certi grandi temi. Sarà una battaglia, ma da qualche parte bisogna cominciare a partecipare se si vuole salvare la democrazia”.
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Illuminati il giusto

Le Luci della Centrale Elettrica è stata per me una piacevole sorpresa musicale. 
Le sonorità sono cupe quanto basta, non troppo originali e alla lunga un po’ stancanti perchè poco varie, ma piacevoli.
Il sound ricorda quello dei CCCP o CSI, unito a qualcosa dei Nirvana e qualche cantautore italiano anni 70/80.
La cosa veramente interessante sono i testi, che buttano uno squardo cinico, ma lucido sulla nostra società.
Precariato, mancanza di spazi e affetti per i giovani, difficoltà di una generazione ad affermarsi e, in generale, il totale vuoto culturale e politico dei nostri giorni.
In pratica un disco che ha veramente "qualcosa da dire" 
e che viene voglia di ascoltare 
proprio per questo motivo.  
 
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Il guru e il futuro

Venerdì sera Cory Doctorow ha tenuto a Milano una breve, ma piacevole conferenza in Mediateca.
L’ambiente era intellettualmente vivace e snob quanto basta.
Il guru dei media per quanto riguarda i temi ha giocato un po’ in casa: digital rights management (è un accanito sostenitore della licenza Creative Commons), comunicazione tramite Internet e il futuro dell’informazione.
Stando a sentire lui i quotidiani di carta hanno perso e moriranno a breve (più in generale il modello culturale legato a questo tipo di informazione ha perso), i blogger hanno vinto, Facebook è moribondo e dobbiamo passare tutti a Twitter.
Ora, il tono non era esattamente questo, e le argomentazioni sostenevano le sue testi – a tratti volutamente provocatorie – in modo efficace e su alcune cose ero d’accordo con lui, ma i quotidiani rimangono un piacere incredibile.
Facendo un paragone culinario è vero che anche i fastfood sfamano, ma vuoi mettere un bel piatto di pasta. E’ vero che posso avere tutte le notizie in breve con un aggregatore RSS, ma vuoi mettere che figata leggere la Gazzetta alla mattina davanti a un caffè!
In ogni caso, ho aperto un account Twitter, giusto per non sbagliare.
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Perdas de fogu

Perdas de Fogu è un bel romanzo-inchiesta di Massimo Carlotto e Mama Sabot (ringrazio chi me lo ha suggerito perchè io non conoscevo l’autore).
E’ la storia molto cruda di un disertore che deve controllare una ricercatrice veterinaria giunta in Sardegna per controllare gli effetti delle scorie dell’urario impoverito. I due si incontreranno e verrano coinvolti in un vortice di eventi che riusciranno solo in parte a controllare.
La trama è avvincente anche se il linguaggio dell’autore è molto diretto e semplice rispetto a quello di altri famosi giallisti.
Oltre alla denuncia ambientale emerge anche 
il grosso problema 
della Sindrome da Affaticamento e le conseguenza mortali legate all’uso dei proiettili 
contenenti uranio impoverito.
 
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Olimpia Milano 81 – Eldo Caserta 51

In un’allegra e invernale serata milanese, l’Olimpia – nonostante le numerose assenze – passeggia sui resti dell’Eldo Caserta e porta a casa un’importante vittoria. In realtà nei primi due quarti è stata la squadra ospite a regalare la partita, ma dopo l’intervallo con i rimbalzi di Sangare e i canestri di Hawkins e Katelynas l’Olimpia ha preso il largo. Una bella parita in cui gli avversari sono sembrati storditi dal primo minuto. Giocando così anche con un avversario degno di nota e in continuità l’Armani non sfigurerà di certo nemmeno in campionato. 

 

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Steph si dà al base jumping

Venerdì sono stato alla presentazione del libro della climber Steph Davis di cui avevo parlato alcuni post fa. Pensavo di trovarmi davanti uno scricciolino bruttarello, invece Steph è una ragazza carina, alta poco meno di me e con una discreta dialettica.

Non contenta delle sue imprese come climber, ultimamente si dedica al base jumping e pare che lo faccia tutti i giorni. In pratica, scala fino alla cima una falesia e una volta raggiunta la vetta prepara il paracadute, se lo mette in spalla e si lancia. Un passatempo decisamente avventuroso. La ragazza ha mostrato delle diapositive delle sue imprese che sembrano destinate a non finire qui, una vita rischiosa, ma che fa invidia sotto certi aspetti per la sensazione di libertà che fa trasparire.

 

 

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Filosofia a pagamento

Venerdì sono stato a un incontro con Emanuel* Severin* in teatro. Un appuntamento piacevole. Il tono della discussione era meno accademico del solito (probabilmente un modo per avvicinare tutti gli ascoltatori) e il tema della tecnica in contrasto con la democrazia non era nuovo, ma sono emersi alcuni sputi interessanti.

Le cose eclatanti che mi hanno veramente stupito in questa epoca di reality show sono state due.

– Il teatro era pieno, una cosa veramente bella, ma impensabile a mio parere. Non capisco come, ma per fortuna la gente accorre in massa per ascoltare un filosofo.

– Inoltre, la gente è disposta a pagare 8 euro per ascoltare un filosofo, grande.

C’è ancora speranza per la nostra società, evviva. Prossimo appuntamento martedì 3 febbraio, ore 18. 

 

 

 

 

 

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Obama e il Medio Oriente

L’agenda del nuovo presidente degli Stati Uniti è piena di impegni,
come si sono sprecati a precisare per giorni i nostri maggiori quotidiani. 
Inoltre su cinque anni di presidenza,
i tempi effettivi di lavoro per cambiare le cose non sono molti, 

svolte tutte le lungaggini burocratiche e la campagna elettorale.
In particolare argomenti come la crisi economica, 
il ritiro dall’Iraq e dall’Afganistan, i rapporti con la Russia e
la crisi energetica terranno impegnato Obama a lungo.
Proprio per questo motivo non avrei mai immaginato che uno dei suo primi gesti
fosse una telefonata ad Abu Mazen. 
La questione mediorientale è fondamentale per una potenza come gli Usa, 
ma un impegno attivo nell’area e per la pace – come quello di Bill Clinton anni fa – 
mi sembra impensabile.
Resta da capire se quello odierno
è stato un gesto dettato dall’urgenza della questione 
o una prima mossa di una precisa strategia politica 
(che tutti ci auguriamo) volta a trovare una soluzione alla questione palestinese.

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