Il film Choke presentato
all’ultimo festival di Locarno è tratto dal celebre romanzo di Chuck
Palahniuk, uno scrittore che a dire la verità non amo molto.
In
ogni caso il film di Clark Gregg racconta la storia di Victor,
sessodipendente che attraverso delle sedute di gruppo e senza troppa
convinzione cerca di migliorare la propria condizione. La vita del
protagonista gira attorno al suo rapporto con la madre malata di mente,
che lo ha abbandonato in tenera età. La cosa inspiegabile è il fatto
che il film è divertente, la domanda che invece sorge spontanea è:"è
veramente necessario attingere agli aspetti peggiori dell’umanità
(abbandono minorile, violenze, sesso, alcool, etc…) per creare una
trama divertente e stupire il pubblico?". Senza moralismi intendo, in
altra parole, per intrattenere il pubblico è proprio necessario parlare
di uno che si farebbe anche i muri e frequenta un manicomio? Forse è
meglio andare al bar a farsi una birra e parlare di calcio a quel
punto…