Moralismi

Stell*, Sav*an*,
Trav*gli*, Gri*l*, la schiera dei nuovi moralisti si allunga di giorno
in giorno e recluta schiere di seguaci (che poi votano Lega). Premetto
che volutamente non ho letto la Casta, e che a mio parere, di caste in
Italia – tralasciando politici e giornalisti – ce ne sono
parecchie.
Sav*an* ha un sacco di coraggio ed ormai è diventato un Guru, con tutti i rischi connessi. Trav*gli*
è un bravissimo giornalista, ma un po’ di umiltà non gli guasterebbe e
certo rispetto ai grandi del passato (per esempio Biagi o Montanelli) ha un altro stile.

Il discorso su Grillo è complesso, certo è innegabile che si è eletto a
moralizzatore dell’Italia che fa politica dicendo che non la vuol fare.
Inoltre si concentra su obiettivi che, nella maggior parte dei casi,
sono persone o organismi con cui ha avuto
seri problemi in passato.

In
pratica, nell’Italia di oggi con un vuoto politico enorme (che rappresenta un
problema molto serio), si sentiva proprio il bisogno di questi
moralizzatori che riscuotono un successo enorme sopratutto tra i meno
informati?

 

 

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10 Responses to Moralismi

  1. Zumbi says:

    La parte finale è veramente grandiosa!

  2. iole says:

    Scusate la latitanza, ero via per lavoro.
    Vi incollo un articolo di Scalfari su Grillo.
    Peccato che alla fine vada di nuovo a parlare di stipendi, ma tant’è…

    “Discutendo con amici della situazione presente, che certo non è tra le più semplici da interpretare e delle più liete da vivere per chi la pensa come me, qualcuno ha posto la domanda di chi sia il personaggio che più da vicino rappresenti i difetti degli italiani. Chi sia insomma l’arcitaliano del peggio.

    Ci sono state varie risposte. C’è chi ha fatto il nome di Mussolini. Chi ha proposto Giulio Andreotti. Chi Berlusconi. Personaggi, come si vede, molto diversi l’uno dall’altro, con ciascuno dei quali tuttavia una larga maggioranza di italiani si è di volta in volta identificata per un lungo tratto di anni: vent’anni per Mussolini, altrettanti per Andreotti e già una quindicina per Berlusconi.

    Ma uno degli amici con i quali si faceva chiacchiera su questo argomento più per passatempo che per analisi seria, alla fine se n’è uscito col nome di Beppe Grillo. E allora la chiacchiera svagata si è riscaldata e le opinioni si sono divise. Grillo – a suo modo – denuncia la casta politica e la licenzia ogni sera con il suo ‘Vaffa’ che non risparmia nessuno: destra e sinistra, politici e magistrati, imprenditori e sindacati, banchieri e giornalisti. Una condanna generale di tutta la classe dirigente, dal Capo dello Stato all’ultimo dei portaborse, con l’intenzione che scompaiano dalla scena e non tornino mai più e con l’invito al popolo di prendere nelle sue mani il destino del Paese e di rivoltarlo sottosopra.

    Questa condanna generale, che ha trovato nel libro di due valenti colleghi il suo vangelo, è ampiamente condivisa dal medio ceto e anche dai ceti popolari, operai, artigiani. Ma non soltanto: quelli che un tempo militavano all’estrema sinistra sono animati da sentimenti di rigetto analoghi, sicché intorno ai ‘Vaffa’ che la voce rauca e urlante dell’ex comico autopromossosi a tribuno della plebe lancia puntualmente si è raccolta una vasta platea di italiani.

    Se Beppe Grillo è il personaggio che meglio incarna i difetti degli italiani ma, nello stesso tempo, è il leader di tutti coloro che avversano la casta dei potenti e dei privilegiati, si dovrebbe arrivare alla paradossale conclusione che se Grillo rappresenta il peggio la casta rappresenterebbe il meglio del Paese. Paradosso certamente inaccettabile.

    Ecco perché la discussione su Grillo incattivisce gli animi, divide opinioni un tempo concordi ed ha contribuito in modo non marginale alla vittoria elettorale del ‘Popolo della Libertà’.

    Ho scritto domenica scorsa su ‘Repubblica’ che Grillo dissoda il terreno sul quale Berlusconi e Bossi gettano i semi e raccolgono i frutti; se guardate al fondo delle cose vi accorgerete che esse stanno esattamente in questa maniera.

    L’ultima impresa di questo scarmigliato profeta ha preso di mira Vincenzo Visco e l’Agenzia delle entrate, rei di aver pubblicato sul sito Internet della stessa agenzia le dichiarazioni dei redditi di tutti i contribuenti, già rese pubbliche da una legge vigente fin dal 1973 (ministro delle Finanze Rino Formica). La legge non prevede che le dichiarazioni siano rese note on line poiché all’epoca Internet non esisteva, ma successivamente alcuni giornali utilizzarono questa nuova tecnologia senza che l’Agenzia della privacy avesse nulla da eccepire.

    Ma il Grillo di oggi ha da eccepire (e con lui il Codacons) e paragona la diffusione dei 740 ad una sorta di crocifissione, un martirio che deve esser pagato severamente dagli aguzzini e cioè da Visco. A sua volta l’Agenzia della privacy è entrata in fibrillazione e così pure la Procura di Roma che ha aperto un’indagine contro ignoti.

    Ma perché Grillo si agita? La risposta è semplice: nell’elenco dei contribuenti c’è ovviamente anche il suo nome (ed anche il nostro); risulta che nell’anno in questione il Profeta abbia dichiarato un reddito di 4 milioni e 200 mila euro. In questa notizia non c’è nulla di scandaloso se non un aspetto: Grillo non ha un lavoro retribuito, la sua esclusiva attività già da molti anni è appunto quella del Profeta politico che ‘giudica e manda’. Naturalmente alle sue adunate in teatro i partecipanti pagano un biglietto di ingresso, i più entusiasti versano contributi per finanziare i raduni e acquistano i Dvd dove sono raccolte le parole del tribuno. Questi incassi – ripetiamolo – dovrebbero servire a preparare e diffondere nuove iniziative ma evidentemente c’è un sovrappiù che Grillo considera come proprio reddito personale e che nell’anno in questione ha lasciato nelle sue mani l’equivalente di 8 miliardi di vecchie lire.

    Il Nostro, come molti, predica bene e razzola malissimo. Perciò mi sembra giusto annoverarlo tra i personaggi emblematici dell’Italia peggiore.”

  3. eg says:

    pe me dovrebbe tirarsela di più!

  4. Zumbi says:

    Quello che non amo particolarmente è Gr*ll*.
    Trav*gli* è molto bravo, dico solo che se la tira un po’ troppo

  5. eg says:

    io mi sono riferita solo agli stipendi perchè era una risposta veloce e potevo scriverla anche con un dito solo.
    per me non sono moralismi inutili. anzi. credo che grillo, travaglio, e tutti quelli che tu non ami particolarmente siano invecce molto utili.
    diciamoci la verità: gli italiani hanno dimostrato di essere un popolo di idioti incollati al televisore. non serve dire che non sono tutti così. il 55% lo è. allora c’è bisogno anche di persone che vadano in tv a dire cose che facciano riflettere.
    in un paese in cui nessuno legge più nè si informa, solo perchè gli fa fatica farlo, e che preferisce sciropparsi 6 ore di tele perchè è più facile ascoltare chi ha già fatto analisi e studi piuttosto che prendere un giornale e leggere, c’è bisogno proprio di queste persone.
    ma l’italia, non si alza neanche con loro. che vergogna!

  6. Zumbi says:

    Sì, però vedete che alla fine si ritorna alla situazione generale del lavoro in Italia e al fatto che c’è un vuoto politico – che la Sinistra Arcobaleno non è stata brava a colmare – riguardante temi come la precarietà, il lavoro, lo stato sociale e la famiglia. Dicevo che ci vorrebbe un progetto politico serio non dei moralizzatori.

  7. eg says:

    non ho il tempo per scrivere tutto quello che vorrei. dico solo che 200.000 euro all’anno non sono poi così tanti. siamo sull’ordine dei 9.000 euro al mese. pe quello che è mi sembra appropriato. sono i miei 25.000 che non sono uno stipendio europeo di una laureata con master. dico solo che la segretaria di mio fratello, senza la minima professionalità, che risponde solo al tel, ne prende 30.000. sbagliamo noi ad accontentarci di così poco.

  8. Iole says:

    Ecco.

    “Reddito del 2005 del signor
    Tr*vagl*o M*rc* 282.000
    (giornalista e moralista)”

    Il punto non è questo…

    Non mi interessa sapere quanto guadagna il sig. T.
    Così come non mi interessa, se non per fargli delle battutacce acide, quanti cinema facciano lo sconto al sig. G. (giornalista e filosofo).

    Il punto è che la battaglia da fare non è sullo stipendio troppo elevato del signor T. o di chiunque altro.
    Questa è la logica “anticastista” dei grillini o dei seguaci oltranzisti di Stella.

    Travaglio scrive dei libri, che i moralisti comprano, fa delle partecipazioni in trasmissioni tv (che i moralisti guardano) etc.etc.
    Per questo lo pagano. Bene. Forse troppo, ma in questo caso si dimostra che lui è stato bravo a contrattare le royalties e i compensi.
    La battaglia vera è sui nostri di compensi.
    Sui contratti a progetto, sui mille euro scarsi per lavorare 10 ore. Sugli stage senza rimborso spese a 8 ore al giorno 5 giorni a settimana.
    Perchè Travaglio ha potere contrattuale, noi no.

    Altra battaglia – per cui la scelta di Visco di pubblicare i redditi merita un plauso – è sull’evasione.

    Travaglio dichiara un imponibile di oltre 200.000 euro l’anno. Il che significa che ha pagato un bel po’ di tasse. Ha – speriamo, se è coerente – fatto il suo dovere.

    L’orefice o il piccolo imprenditore che ne dichiara 8.000 di euro, invece, è al 99% un delinquente. Senza mezzi termini.
    Un bastardo che sfrutta le possibilità dei lavoratori autonomi (“ah signo’, se famo senza fattura so’ 50, co ‘a fattura so’ 95) per nascondere il suo reddito. E non pagare le tasse.
    Tanto poi ci sono quei coglioni dei lavoratori dipendenti a finanziare tutti quei servizi pubblici di cui usufruisce anche lui…

  9. zumbi says:

    Reddito del 2005 del signor
    Tr*vagl*o M*rc* 282.000
    (giornalista e moralista)

  10. Iole says:

    Il discorso è ampio e complicato:

    1) TRAVAGLIO E SOCI

    Travaglio, Stella, Rizzo, Gomez e Saviano sono giornalisti.
    Fanno il loro lavoro, con più o meno onestà intellettuale ma fanno il loro lavoro.
    Ho letto un paio di libri di Travaglio, Gomorra e anche La Casta (regalo di natale…).
    Sono degli ottimi esempi di reportage, documentati e scritti – chi più chi meno – abbastanza bene.

    Il problema è tutta la gente che elegge questi autori a “nuovo papa”.
    Travaglio è un buon giornalista di cronaca giudiziaria, scrive molto bene e ha il pregio di essere sempre equipaggiato di centinaia di pagine di
    documenti e atti, in modo da non poter essere smentito. Travaglio non è, però, un leader politico.
    NON può essere Travaglio a dettare l’agenda politica.

    La giustizia (rapida, giusta, per tutti) è sicuramente un punto saliente nel panorama italiano, ma non può e non deve essere l’unico.

    Il travaglismo (malgrado Travaglio) ha portato una vastissima fetta di italiani a credere che l’unico punto politico importante sia evitare che
    Berlusconi vada
    al governo perchè ruba.
    Oltre la metà degli elettori di “sinistra” in Italia hanno come unico obiettivo “berlusconi in galera”…

    Stella peggio che mai…
    Anche lui ha fatto un buon lavoro giornalistico, ma ha anche cavalcato l’onda populista. Ha ridotto il dibattito politico ad un mero dibattito sui
    costi della
    politica. Ha, involontaiamente, fatto passare il messaggio “tutti ladri, tutti uguali, tanto vale non votare”.
    David Vidussa, tempo fa, notava che quasi tutti gli estimatori del testo di Stella si dicono scandalizzati dai privilegi della “casta”, ma allo stesso tempo
    desiderano ardentemente NON eliminare questi privilegi, bensì entrare a far parte della “casta” stessa.

    Ossia sostituiscono alla lotta di classe l’invidia di classe. (Si, ho esagerato con il sito del PMLI… Ma è così esilarante…)

    Dimostrazione della teoria di Vidussa, e della cattiva fede di tanti piccoli moralizzatori da bar, è l’ondata di indignazione causata dalla pubblicazione in
    rete delle dichiarazioni dei redditi 2005: tutti vogliono conoscere l’imponibile di questo o quel politico, vogliono analizzarlo, commentarlo e lamentarsene,
    tutti vogliono sapere, ma nessuno è disposto a far conoscere le proprie piccole miserie, le proprie misere evasioni.

    La cosa che maggiormente mi stupisce è che moltissimi elettori della cosiddetta sinistra riformista (e non solo) cavalchino l’onda dell’anticastismo e sposino
    con gioia la teoria della riduzione del numero dei parlamentari (vedi nota in fondo).

    In buona sostanza penso, spero anzi, che Stella, Rizzo, Gomez e Travaglio siano in buona fede, stiano facendo il proprio mestiere con coerenza e serietà,
    ma ho purtroppo la certezza che un esercito di cittadini orfani di un leader li abbia eletti a nuovi papi, guru della politica e “MAESTRI” (di nuovo il PMLI…
    FERMATEMI!) loro malgrado.
    Sono gli stessi cittadini che nel ’92 esaltavano Di Pietro (altra persona che faceva il suo mestiere benone, ma malissimo il politico), poi nel ’94/’96 lo avevano
    dimenticato, tacciandolo di aver complottato contro Berlusconi e ora, di nuovo, lo idolatrano perchè “è l’unico politico onesto e coerente”
    (nonostante abbia portato elementi “ambigui” anzichenò in parlamento – cfr. De Gregorio).

    In questo fenomeno vedo una preoccupante necessità di “culto della personalità”, la stessa necessità che genera il successo – nel campo avverso – di Berlusconi
    (nessuno come lui ha saputo applicare gli stilemi comunicativi della propaganda sovietica/maoista alla politica “democratica”).

    2) GRILLO

    Qui purtroppo siamo alla patologia…

    Grillo è un povero vecchino che guarda gli scavi, con tutti gli operai ha da ridire (“uè baluba, va che se fa minga inscì!!!”), per tutti ha un consiglio/ordine che salverà il mondo.

    Molte delle cose che dice sono vere, altre verisimili, altre sono delle colossali cazzate.
    Non è dolo il suo, è mancanza di informazione, di competenza, di metodo.

    Come 15 anni fa voleva distruggere i computer così oggi idolatra la rete. Prende per buono quello che legge in rete senza filtro.
    E’ così che ha portato avanti per secoli la storia dell’auto ad aria compressa, nonostante lo stesso inventore avesse dichiarato più volte che non era mai
    riuscito a farla funzionare decentemente…

    Ribadisco, molti degli argomenti di Grillo hanno un valore. Ha il merito di aver portato all’attenzione dei più i temi ecologici, il risparmio energetico, il
    fotovoltaico e via discorrendo.

    Ha il demerito di non essersi fatto delle domande quando è partito il culto della personalità. La gente l’ha eletto Papa e lui, da buon Papa, ha iniziato a
    scrivere enclicliche su tutti i campi dello scibile umano, quelli che conosce bene, quelli che conosce di vista e anche quelli di cui non capisce
    nulla di nulla.
    _____
    IL NUMERO DI PARLAMENTARI – Esercizi di populismo applicato

    Il numero dei parlamentari è stato fissato quando la popolazione italiana era intorno ai 47.500.000 abitanti (fonte censimento del 1951).

    Da ciò deriva che, ai tempi:
    Ognuno dei 630 deputati rappresentava circa 75.396 persone, e ognuno dei 315 senatori doveva “rendere conto” a 150.793 elettori.

    Oggi, invece (popolazione 59.500.000 abitanti):
    Ognuno dei 630 deputati rappresenta 94.444 elettori, e ogni senatore 188.888.

    Si parla di dimezzamento dei parlamentari, provvedimento che porterebbe – oltre ad un aumento della “personalizzazione” della politica, lasciata in mano alle
    sole primedonne in grado di farsi conoscere sui media (Cfr. l’onorevole Nino Strano e la sua mortadella) – a questo dato:
    Ogni deputato rappresenterebbe 188.888 elettori e ogni senatore 378.980.

    Ossia ad un ennesimo colpo al radicamento sul territorio della politica. Se già oggi nessuno di noi ha mai nemmeno visto in faccia il “suo” senatore o il “suo”
    deputato di zona figuriamoci dimezzandoli…

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