Patagonia Express 2

Il vagabondo Woody e il pensatore esiliato Benjamin sono da giorni
inchiodati a Ushuaia in attesa di riuscire a salire a bordo di una nave
militare diretta alle isole dell’estremo sud della Terra del Fuoco.
Certo, considerata la loro attuale condizione non hanno molte carte da
giocare per convincere il capitano della rompighiaccio giapponese a
prenderli a bordo. Hanno l’aspetto di due disperati (in buona parte lo sono), in rotta di
collisione con il mondo e la società. Dalla loro hanno il fatto che non
è raro che le navi dirette al sud prendano a bordo dei passeggeri per
avere un po’ di compagnia e per utilizzarli in piccoli lavoretti
manuali. Naturalmente a loro rischio e pericolo.
Per i nostri protagonisti, la cosa peggiore è che piove
ininterrottamente da tre giorni e loro sono inchiodati alla seggiola di
un take away cinese, questo è anche il motivo che secondo loro ritarda
la partenza della nave.
I due hanno lo sguardo rivolto verso l’orizzonte e attraverso la
vetrata del locale possono vedere il mare in burrasca di colore blu
scuro; le onde che spazzano il marciapiede e la strada di fronte.
Si sono rifugiati in questa bettola che puzza di fritto perché è il
posto più economico di tutta la cittadina, ci si può ubriacare a buon
prezzo.
I loro due zaini e la chitarra di Woody sono ammucchiati in un angolo
del locale e per queste tre notti si sono permessi un lussuoso
soggiorno in un vecchio autobus parcheggiato in periferia.
L’attesa però comincia a sfinirli e da qualche ora comincia a farsi
strada nelle loro teste un’alternativa alla possibilità di raggiungere
il sud.
Stanno pensando di tornare indietro, non in autostop però, ma in bicicletta. Un intero continente,
fino agli Stati Uniti.

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